Dobbiamo riconoscerlo: elaborare un buon progetto, in qualunque ambito, non è facile. Se poi per questo progetto si volesse ottenere un finanziamento europeo, allora il lavoro diventa ancor più difficile.
Ho detto difficile, non impossibile!
Per iniziare a disegnare un progetto di qualità che sia sostenibile e magari finanziato, dobbiamo innanzitutto verificare a quali bisogni reali esso risponda: attenzione, le necessità da prendere in considerazione sono quelle del contesto (ambientale, sociale, economico) in cui operiamo e quindi vanno escluse le nostre per così dire contingenti “esigenze di cassa”.
A questo scopo il project cycle management offre alcuni utili strumenti, troppo spesso dimenticati per le prime fasi di stesura di un progetto: gli alberi, dei problemi (o bisogni) e delle soluzioni (o obiettivi).
Questi alberi sono dei diagrammi che ci consentono di ordinare con logica, secondo legami di causa-effetto, i differenti elementi su cui si desidera andare ad incidere con il progetto.
Nell’albero dei problemi (o bisogni) i singoli problemi sono collocati secondo relazioni di causa-effetto che vanno dal basso verso I’alto: nel centro (il tronco dell’albero) si porrà quello che è considerato il problema cruciale che è all’origine dell’intervento progettuale; alla base (alle radici) troveranno luogo le cause dirette e indirette del problema; in alto (nella chioma), invece, si andranno ad indicare gli ulteriori effetti rilevanti dall’analisi della realtà.
Affinché lo strumento sia veramente utile è necessario identificare in maniera precisa e obiettiva gli ambiti di criticità che determinano il problema principale.
In maniera speculare, nell’albero degli obiettivi porremo in relazione causa-effetto, in successione “radici-tronco-chioma”, ciò che si intende raggiungere con le concrete attività.
In questo caso, sul tronco troveremo l’obiettivo principale del progetto.
Alcuni project manager impiegano poi un analogo strumento per diagrammare le specifiche operations che contribuiranno al conseguimento degli obiettivi, trasformandolo dunque in un ulteriore albero, quello delle attività.
La fase fondamentale risulta essere la prima, quella di individuazione dei problemi. Si capisce quanto sia nodale che questi siano individuati in termini concreti e tangibili, evitando
- le forme generiche o astratte;
- i termini di “mancanza ” di una certa soluzione;
- i giudizi soggettivi e le opinioni personali.
Se riconosciamo che questi strumenti sono agili e performanti, si potrebbe obiettare che la loro efficacia dipende dall’abilità del project manager e dal livello di accuratezza con cui il team conduce l’analisi di contesto.
Certo che sì, ma almeno iniziamo a prendere dimestichezza con questi “attrezzi del mestiere”: solo in questo modo potremo passare dai sogni ai progetti e, con i nostri progetti, migliorare la realtà.
Il 4 novembre partirà un corso di 24 ore in 12 lezioni di Europroject Management in cui vedremo insieme anche l’uso degli “alberi” nell’elaborazione dei progetti: un’occasione di cui approfittare!