Quando si parte per un viaggio, indipendentemente dallo scopo e dalla meta, ci si deve preparare.
Forse è un viaggio di lavoro. Forse una vacanza o un viaggio di piacere. Oppure un viaggio culturale o di scoperta.
Comunque sia bisogna essere preparati su tre elementi.
Ambiente. Bisogna essere certi di conoscere dove andremo, quale ambiente troveremo, quali cose bisogna sapere per muoversi adeguatamente in questo nuovo ambiente. Farà freddo? Farà caldo? C’è qualcosa che è bene sapere sulla cultura del luogo? Come sono gli abitanti? Cosa c’è da vedere?
Mezzo. Poi dobbiamo assicurarci che il mezzo che abbiano scelto sia in grado di portarci a destinazione. Che sia adatto alla strada che dovremo affrontare. Dobbiamo assicurarci di avere tutte le risorse per fare le tappe previste. Benzina, ruota di scorta, motore a posto.
Noi stessi. E infine dobbiamo preparare noi stessi. Parliamo la lingua del posto o non serve? Siamo pronti ad affrontare i disagi che il viaggio comporterà. Conosciamo la strada? Quali difficoltà potremmo incontrare? Abbiano bisogno di allenamento? Dobbiamo studiare qualcosa? O acquistare vestiti o altro che potrebbe esserci utile?
Anche se non ci facciamo tutte queste domande razionalmente, quando un viaggio si avvicina implicitamente rispondiamo ad esse per fare in modo che l’esperienza non sia penosa.
Ora più che mai l’imprenditore deve formare una cultura digitale che si avvicina a quella di un viaggio.
Rimappare il settore. Deve innanzitutto rimappare il settore in cui si muoverà la sua impresa. Conoscere il mercato. E dal momento che il viaggio dell’impresa è essenzialmente nel tempo, deve conoscere i trend, come il mercato evolverà.
Non possiamo non essere preparati sulle tecnologie che possono affacciarsi al nostro settore o che possono migliorare il nostro modo di lavorare.
Anche tecnologie in settori attigui al nostro o completamente diversi possono rivoluzionare in poco tempo il mercato a cui facciamo riferimento.
Ristrutturare l’impresa. Questo è il mezzo che l’imprenditore usa per navigare il mare del mercato di riferimento. Quindi deve essere pronta ad affrontare i terreni di cui si muoverà, o le onde della burrasca, o avere la velocità che serve in pista.
Ristrutturare un’azienda significa cambiarne la cultura. Deve cambiare innanzitutto la mentalità dei manager, a tutti i livelli.
Credo che un manager oggigiorno debba avere due caratteristiche. Saper leggere l’ambiente in cui si muove, sfruttando al massimo i dati e le informazioni a cui a accesso, e abbracciare il cambiamento, imparando a sperimentare e accettando il fatto che il fallimento è una possibilità con cui fare i conti e da sfruttare per migliorare.
Ripensare noi stessi. Sfidare la nostra zona di comfort. Questa è la vera acrobazia che dobbiamo fare per sfruttare al meglio il vento di cambiamento digitale. Dobbiamo accettare che il mondo cambia e lo farà indipendentemente dalla nostra volontà. Ciò significa allenarci a fare cose nuove, provare e -ahinoi- fallire.
Quando un bambino impara ad andare in bicicletta cade, ma non si ferma al primo fallimento. Così noi dobbiamo accettare il fatto che sbaglieremo, ma ciò non ci deve fermare. Anzi deve diventare uno stimolo per imparare cose nuove.
Scoprire di cosa si tratta tutta questa tecnologia che sta costellando la nostra esistenza. Non possiamo lasciare che altri diventino esperti al posto nostro o diventeremo estranei al mondo che si sta formando.
Imparare, capire la tecnologia e saper leggere. Leggere l’ambiente intorno a noi grazie ai dati che abbiamo sotto mano. Anche in questo caso, delegare l’interpretazione dei dati ad altri è un po’ come essere ciechi e farsi guidare da altri. In questo non lasceremo che siano altri a formare i nostri giudizi.