Un tempo si parlava di responsabilità sociale d’impresa con il termine inglese CSR, Corporate Social Responsibility.
Oggi invece si sente sempre più parlare di sostenibilità a 360° e accanto alla parola sostenibilità viene usato l’acronimo ESG, di cui molti ignorano il significato.
Ogni lettera indica un ambito specifico sul quale è necessario valutare l’impatto che un progetto produce per condurre la valutazione di sostenibilità.
E sta per environmental, ambiente, e indica tutte le ricadute che un intervento può avere sull’ambiente naturale circostante.
All’interno della E si ricomprendono tutti quei criteri che permettono di misurare quanto un progetto sia rispettoso dell’ambiente: tra gli altri, l’utilizzo delle risorse primarie, come acqua, aria e combustibili fossili, il rispetto della biodiversità, la sicurezza agroalimentare e il contenimento delle emissioni di CO2 nell’ambiente.
La lettera S, invece, si riferisce all’ambito sociale, vale a dire tutte quelle attività che hanno un impatto sulla comunità che afferisce al progetto. Questi criteri riguardano ad esempio il rispetto dei diritti civili delle popolazioni impattate dal progetto, il contrasto al lavoro minorile, il rispetto delle minoranze.
Da ultimo, la G di governance indica tutti quei criteri che valutano le modalità di gestione dello specifico progetto e del soggetto che lo conduce. Troviamo qui le strategie di selezione del proprio management, il rispetto dei diritti degli azionisti, le modalità di remunerazione di coloro che guidano l’azienda, la natura di proprietà e dirigenza.
Tale capitolo è particolarmente importante perché la tipologia di governance di un organismo è un chiaro indicatore del suo DNA e offre agli osservatori esterni indicazioni fondamentali sulla sua identità.
Mettere a sistema i risultati dell’analisi di questi indicatori consente di formarsi una valida previsione di quanto sarà sostenibile il progetto e, dunque, proponibile a finanziatori e altri potenziali stakeholders.
