Mi capita di ascoltare imprenditori che mi dicono: “Ho uno splendido progetto di ricerca sui sistemi evoluti di autoapprendimento per la gestione dei big data.
Con 650.000 euro possiamo coprire i 2 anni del gruppo di lavoro tra Italia, Danimarca, Spagna e Germania e poi avviare le campionature negli altri paesi…”
Davvero molto interessante: lo sai però che per progetti di questo genere la Commissione Europea offre un cofinanziamento massimo pari al 75% dei costi, vale a dire 487.500 euro?
E per ottenerli, devi dimostrare da subito di avere le risorse necessarie a sostenere quanto dichiarato nel budget previsionale, vale a dire almeno altri 162.500 euro.
“Almeno” perché poi non è detto che la Commissione ritenga ammissibili e finanziabili tutti i costi richiesti in sede di presentazione del progetto.
Inoltre bisogna ricordare che l’erogazione del finanziamento avviene per tranche e l’ultima, a saldo, dopo la rendicontazione finale a chiusura delle attività.
Ciò significa che per realizzare il progetto è necessario poter contare su risorse proprie ben superiori alla quota di cofinanziamento matematicamente calcolata.
Molti considerano questo sistema un limite troppo rigido all’avvio di progetti da parte di piccole e medie imprese che non dispongono di sufficienti mezzi economici propri e non hanno accesso a linee di credito agevolato per finanziare i propri progetti di crescita.
Io mi permetto di offrire una lettura alternativa che si focalizza sull’incentivo che il cofinanziamento può rappresentare per il beneficiario ad attivarsi per
- reperire risorse proprie che dimostrino la fiducia nella buona riuscita del progetto;
- individuare partner finanziatori disposti ad apporti di risorse economiche;
- elaborare una accorta strategia progettuale su più annualità;
- valutare la compatibilità del cumulo tra diversi programmi (ora possibile).