Con la sigla ESG si individuano gli ambiti nei quali un intervento progettuale deve essere sostenibile, vale a dire environnement, social e governance, ambientale sociale e di gestione.
Stando così le cose, si potrebbe pensare che i progetti condotti da organizzazioni non governative nell’ambito della cooperazione internazionale allo sviluppo siano modelli di sostenibilità.
Spesso non è così, anzi questo risulta essere uno dei settori in cui maggiori sono le dimostrazione di cattive prassi e palese violazione dei più elementari principi di sostenibilità progettuale.
Vediamo alcuni esempi tratti da una lunga esperienza sul campo.
Per quanto riguarda la lettera E relativa alla tutela dell’ambiente. Eccoci in un ospedale realizzato in un Paese dell’Africa subsahariana da o.n.g. italiane grazie alla cooperazione: tutto sembra improntato all’eccellenza ma sul retro della struttura trovo un affusolato camino in mattoni dal quale fuoriesce un fumo nero maleodorante. Di cosa si tratta?
Semplicemente di un forno a cielo aperto nel quale vengono bruciati tutti i rifiuti prodotti dal centro ospedaliero, e quando dico tutti intendo proprio tutti, senza distinzione di natura. I fumi sono liberamente scaricati nella nell’aria, mentre le ceneri residue seppellite in fosse a terra senza alcuna protezione. Impatto ambientale negativo di valore massimo.
Passando alla lettera S, relativa al rispetto delle norme di convivenza sociale, siamo in un altro paese dell’Africa subsahariana, ospiti di una distinta o.n.g. che si propone di contribuisce al miglioramento delle condizioni economiche delle persone attraverso progetti agricoli.
In questo caso veniamo a conoscenza del fatto che l’organizzazione si autofinanzia attraverso un commercio parallelo di diamanti e avorio acquistati tramite canali irrituali nel paese in cui opera e rivenduti poi a prezzi di mercato nel mercato italiano, in piena violazione delle vigenti normative internazionali in tema di commercio di simili prodotti.
Dunque promozione delle condizioni di vita delle popolazioni dei paesi terzi, sì, magari anche ottenendo finanziamenti da parte della cooperazione internazionale, ma contestuali condotte criminali di carattere internazionale.
Ultima lettera dell’acronimo, G per governance. In questo caso ci troviamo davanti ad una terza o.n.g. italiana che, senza alcuna remora, impiega tanto in italia quanto all’estero, come collaboratori, responsabili di progetto, tecnici espatriati, lavoratori irregolari senza alcun rapporto contrattuale o copertura assicurativa, dichiarandoli “volontari” e fregiandosi del titolo di paladini della civiltà moderna.
Anche in questo caso, purtroppo, cattiva prassi e pessimo esempio di gestione di un progetto.