Life, il programma dell’Unione Europea per l’ambiente e il clima: oltre 5 miliardi di euro per sostenere progetti finalizzati al passaggio ad una economia sostenibile e circolare, efficiente sotto il profilo energetico, basata sulle energie rinnovabili, climaticamente neutra e resiliente ai cambiamenti climatici, al fine di tutelare e migliorare la qualità dell’ambiente, di interrompere e invertire la perdita di biodiversità e di contrastare il degrado degli ecosistemi per favorire lo sviluppo sostenibile.
E questo è il quadro all’interno del quale ci siamo mossi, tempo fa, con una azienda italiana impegnata nel settore del trattamento delle acque reflue da produzione industriale.
Il problema che si desiderava affrontare era quello di eliminare o ridurre al massimo l’impatto sull’ambiente che l’acqua utilizzata per il raffreddamento degli impianti industriali aveva una volta terminato l’impiego nel ciclo di produzione.
L’azienda è stata accompagnata a costituire un partenariato allargato tripartito con un centro di ricerche di Lione, in Francia, e un’impresa di Francoforte, in Germania.
I tre soggetti, con una lunga e comprovata esperienza alle spalle nell’ambito dello sviluppo di metodologie e tecniche per la limitazione dell’impatto ambientale da lavorazioni industriali, hanno elaborato un’innovativa metodologia che univa aspetti tecnici e biochimici con la quale si interveniva sui flussi di acqua che dagli impianti industriali si riversavano nell’ambiente (fiumi e mari) dopo essere state impiegate per il contenimento delle temperature.
Tale meccanismo permetteva l’abbattimento fino al 97% della carica contaminante di detti flussi sia per quanto riguardava le sostanze chimiche acquisite durante il passaggio nei macchinari, sia per le temperature.
Con l’impiego della soluzione innovativa elaborata dal progetto si andava ad intervenire su temperatura e composizione dei flussi d’acqua rendendoli completamente compatibili con l’ambiente esterno.
Il progetto aveva un valore preventivato di 2.000.000 di euro, con una richiesta di cofinanziamento alla Commissione Europea del 50%, dovuto alla finalità lucrativa del progetto che manifestava sin dall’inizio una natura di ricerca applicata e non di ricerca pura.
L’interesse manifestato dall’autorità nazionale italiana, nella prima fase di selezione, ha permesso alla proposta di accedere rapidamente alla successiva valutazione da parte della Commissione di Bruxelles, la quale ha poi espresso una valutazione molto positiva erogando il finanziamento richiesta.
Il progetto ha conseguito i suoi pieni risultati nell’arco di 12 mesi giungendo a realizzare una metodologia che poi è stata posta sul mercato contribuendo al contrasto all’inquinamento chimico e termico delle produzioni industriali.
Bisogna ricordare che il programma Life è aperto tanto a soggetti profit quanto a soggetti no profit del settore della ricerca, della tutela dell’ambiente, del contrasto al cambio climatico.
La priorità trasversale dell’attuale Commissione Europea relativa al Green Deal fa sì che il programma Life in tutte le sue declinazioni sia uno degli strumenti prioritari per l’attuazione delle politiche europee nel corso del prossimo settennato.
L’Italia ha già dimostrato in passato di essere all’avanguardia nell’impiego di tali strumenti: nei prossimi anni, quanti si occupano della cura dell’ambiente dovranno continuare a dimostrarsi all’altezza, elaborare progetti validi, creare partenariati di valore, realizzare interventi efficaci.
I bandi per presentare proposte alla Commissione Europea sono già aperti e verranno pubblicati a cadenza annuale in più periodi per le diverse priorità, ambiente e clima.
Al lavoro, dunque!
Il 4 novembre partirà un corso di 24 ore in 12 lezioni di Europroject Management in cui parleremo di questo e altri programmi europei e di come elaborare progetti da presentare a Bruxelles: da non perdere!